La
Guerra del Peloponneso fu combattuta negli anni tra il 431 e il 404
a.C. tra Atene e Sparta e i rispettivi alleati, Lega delio attica e Lega peloponnesiaca.
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MAPPA DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO: COALIZIONI E LUOGHI DELLE PRINCIPALI BATTAGLIE. |
Dopo
la vittoria contro i persiani Atene divenne la città più potente
della Grecia. A capo della Lega di Delo, che riuniva le città greche delle coste intorno al Mar Egeo ; da Megara in
Attica a Calcide ed Eretria sull’isola Eubea, da Abdera a Bisanzio
a nord dell’Egeo fino a Rodi passando per Mitilene e Mileto sulla
costa ionica dell’Asia.
Dopo le guerre persiane Atene era una ricca e potente democrazia; sotto la guida di Pericle la città impose la propria supremazia economica e
politica sulle principali città della Grecia e divenne la più importante tra le città greche dell'Egeo riunite nella Lega di Delo. Nel 454 il tesoro della Lega era stato trasferito dall'isola, dove era custodito nel tempio del dio Apollo, ad Atene.
Questa politica imperialista suscitò l’ostilità dell’altra più importante città della Grecia Sparta.
Questa politica imperialista suscitò l’ostilità dell’altra più importante città della Grecia Sparta.
Tucidide,
lo storico ateniese, contemporaneo dei fatti, scrive "La guerra
del Peloponneso" e spiega così la causa della guerra "una
sola è la causa più vera : l’eccessivo potere di Atene e la
paura che esso suscitava".
Nel
431 Pericle fece approvare un decreto che escludeva Megara, città
alleata di Sparta, dai porti e dai mercati della lega di Delo,
causandole un grave danno economico.
Alla
richiesta spartana di ritirare il decreto Atene rispose con un
rifiuto. Questo provocò l’aggressione di Sparta in Attica. La
popolazione dell’Attica venne trasferita all'interno delle mura di Atene.
Pericle voleva evitare lo scontro sul campo di battaglia con
l’esercito spartano e pensava di poter resistere nella città
approvvigionandosi via mare. Ma nel 430 scoppiò una
terribile epidemia di peste, moltissimi ateniesi morirono, tra questi
anche Pericle nel 429 a.C..
Negli
anni successivi la guerra continuò senza che nessuna delle due parti
avesse la meglio. Ogni estate l’esercito spartano saccheggiava la
campagna attica, mentre Atene conservava il dominio sul mare
infliggendo al nemico pesanti sconfitte, come quella inflitta a Sparta a
Sfacteria, isola di fronte alla costa messenica del Peloponneso nel
425. Finalmente il partito della pace prevalse in entrambi
gli schieramenti e nel 421 venne firmata la pace di Nicia, dal nome
del politico ateniese che la stipulò.
La
pace durò pochi anni. Nel 415 Atene attaccò la piccola isola di
Melo, che non aveva accettato l’ultimatum degli ateniesi di
schierarsi dalla loro parte. Tutti gli abitanti di sesso maschile
vennero uccisi, le donne e i bambini vennero fatti schiavi.
Il
fatto fece molto clamore nel mondo greco; Tucidide riporta il
discorso tenutosi tra i Meli e gli Ateniesi prima dell'attacco ateniese.
Ai
Melii che chiedono di essere rispettati e ritengono di essere
protetti dagli dei, gli Ateniesi rispondono che l’unica legge,
rispettata dagli dei e dagli uomini, è quella del più forte, e che
questa legge sarebbe quella dei Melii stessi se essi fossero forti
quanto gli Ateniesi.
Ateniesi
" noi siamo qui per avvantaggiare il nostro impero e per
salvare la vostra città, siamo intenzionati a comandarvi senza
affrontare fatiche e a salvarvi con utilità per entrambi.
Melii
"E come può derivare dell’utile a noi dall’essere vostri
schiavi, come a voi dal
comandarci?"
ateniesi
"Perché a voi toccherebbe obbedire invece di subire la sorte
più atroce, mentre noi se non vi distruggessimo ci guadagneremmo."
Melii
"E che noi restando in pace fossimo amici invece che nemici,
mantenendo la nostra neutralità, non l’accettereste?"
Ateniesi
"No, perché la vostra ostilità non ci danneggia tanto quanto
la vostra amicizia, manifesto esempio per i sudditi della nostra
debolezza, mentre l’odio lo è della nostra potenza."
Melii
"Pure, noi confidiamo di non essere in stato di
inferiorità per quanto riguarda la sorte che ci manderà la
divinità, giacché noi, pii, ci opponiamo a persone ingiuste (...)."
Ateniesi
"Per quanto riguarda la pietà dei sentimenti verso la divinità,
neppur noi crediamo di restare indietro, (...). Noi crediamo infatti
che per legge di natura chi è più forte comandi: che questo lo
faccia la divinità lo crediamo per convinzione, che lo facciano gli
uomini, lo crediamo perché è evidente. E ci serviamo di questa
legge senza averla istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo
ricevuta già esistente e la lasceremo valida per tutta l’eternità,
certi che voi e altri vi sareste comportati nello stesso modo se vi
foste trovati padroni della nostra stessa potenza."
Nello
stesso anno Atene si era impegnata ad affiancare la città di Segesta
nella guerra contro Siracusa, alleata di Sparta. Una spedizione
ateniese partì alla volta della Sicilia guidata da Alcibiade, Nicia
e Lamaco. La guerra in Sicilia si rivelò fatale per Atene, dopo due
anni di assedio e scontri, gli ateniesi vennero sconfitti dalla
flotta di Siracusa, i soldati ateniesi vennero catturati e condotti
prigionieri nelle cave di pietra a Siracusa le Latomie, dove furono
costretti ai lavori forzati.
La
sconfitta in Sicilia segnò il declino della potenza ateniese.
ERME MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI ATENE |
Pochi
giorni prima della spedizione contro la città siciliana in Atene le
statue del dio Ermes, le Erme, che sorgevano come portafortuna lungo
le strade e agli incroci, vennero mutilate. Alcibiade venne accusato
dell’empio gesto, egli comprese che i suoi avversari politici
avevano intenzione di processarlo e condannarlo e preferì
abbandonare l’esercito e rifugiarsi presso alcuni amici spartani,
in questo modo l’esercito ateniese perse il suo migliore generale
mentre i nemici acquistarono un prezioso consigliere. Questo fatto
contribuì all’indebolimento di Atene e alla sua sconfitta.
Sparta
deteneva ora il potere militare su Atene, ebbe inizio l’ultima fase
della guerra nota come guerra deceleica, dal nome della località
nell’Attica, Decelea, dove Sparta aveva costruito una
fortificazione militare dalla quale teneva sotto assedio Atene e i
suoi traffici.
Gli
Ateniesi erano ormai deboli, numerose città della lega delica
abbandonarono la città e i Persiani si schierarono dalla parte degli
spartani con la speranza di riprendere possesso dei territori delle
città greche ioniche che gli erano stati sottratti.
Tuttavia
il demos ateniese non si rassegnò alla sconfitta e fece costruire
una nuova flotta per continuare a resistere.
Nel
411 un gruppo di ateniesi contrari alla continuazione della guerra
prese il potere, la democrazia venne abolita e il governo della città
venne affidato a un consiglio di Quattrocento cittadini.
La
pace non venne stipulata, ad Atene era tornato Alcibiade che aveva
ristabilito un governo democratico e la guerra continuò.
Atene
vinse una prima battaglia navale nel 406 presso le isole Arginuse,
vicine all’isola di Lesbo, ma l’anno successivo, 405, la flotta
ateniese fu distrutta a Egospotami, sullo stretto dei Dardanelli, e
la città fu costretta ad arrendersi nel 404 a.C..
I
Tebani e i Corinzi avrebbero voluto distruggere Atene, ma gli
Spartani si opposero.
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