Ritratto di donna romana
Come sappiamo la condizione femminile nell’antichità era molto diversa da
quella odierna.
La donna romana aveva regole ferree da rispettare e dove la legge non
arrivava, le leggende e i patres familias facevano
sì che la donna fosse completamente sottomessa.
Una brava moglie, prima di tutto, doveva rispettare la regola del
silenzio. Infatti le donne non potevano parlare non perché il silenzio veniva
riconosciuto come virtù, ma perché era un dovere. Le donne romane dovevano essere ascoltatrici e non
interlocutrici degli uomini.
Per far rispettare questo e altri doveri, venivano raccontate leggende
in cui le protagoniste erano le donne che, adempiendo ai loro compiti,
contribuivano alla crescita e alla salvaguardia della città di Roma.
Tacita
Muta era una di queste: in origine era una ninfa di nome Lara che poteva
parlare liberamente ma, sfortunatamente , parlava troppo e un giorno raccontò
alla sorella Giuturna che Giove nutriva dei sentimenti per lei. Il dio, scandalizzato,
decise di strapparle la lingua riducendola al silenzio eterno.
Lei diventò così Tacita Muta , divinità dei morti.
Questa storia doveva far capire alle donne che parlare troppo o a
sproposito era una cosa gravissima ed era più che lecito ricevere una punizione
se lo si faceva.
La brava moglie doveva essere una buona filatrice e non doveva
mai tradire il marito. Nel caso in cui una donna sposata fosse stata stuprata,
lei poteva arrivare a togliersi la vita per non infangare l’orgoglio e il buon
nome del marito come nella leggenda di Lucrezia, violentata dal figlio di
Tarquinio il Superbo, Sesto Tarquinio.
Le donne avevano come loro principale compito quello di fare figli e
mantenere la casa.
Nella Roma arcaica una persona aveva tre nomi: il praenomen (ovvero il nome proprio) il nomen (il nome della gens) e il cognomen
(il nome della famiglia).
Le donne venivano indicate solo con il nomen e, si dice, non avevano un
nome proprio (alcuni dicono invece che venisse tenuto nascosto).
Se in famiglia c’erano più donne, oltre al nomen usato al femminile,
veniva aggiunto l’appellativo Maior o Minor oppure Prima, Secunda, Tertia e
così via. Per esempio Flavia Maior, Giulia Secunda….
In conclusione, le donne romane non avevano assolutamente pari diritti
rispetto agli uomini, ma molti doveri a cui adempiere onde evitare di subire
severe punizioni.
Questo può farci riflettere molto su quanto siano preziosi i passi
avanti che sono stati fatti, ma che oggi guardiamo come se fossero scontati,
dimenticandoci tutto ciò che è successo.
Mi pongo questa domanda: ma proprio in tutto il mondo son stati fatti
questi progressi?
Fonti: E. Cantarella, Passato prossimo, Universale Economica Feltrinelli, pp.13-15 pp. 47-56
Fonti: E. Cantarella, Passato prossimo, Universale Economica Feltrinelli, pp.13-15 pp. 47-56
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