13 aprile 2014

STORIA GRECA: LA GUERRA DEL PELOPONNESO (431 - 404 a.C.)


La Guerra del Peloponneso fu combattuta negli anni tra il 431 e il 404 a.C. tra Atene e Sparta e i rispettivi alleati, Lega delio attica e Lega peloponnesiaca.

MAPPA DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO: COALIZIONI E LUOGHI DELLE PRINCIPALI BATTAGLIE.

Dopo la vittoria contro i persiani Atene divenne la città più potente della Grecia. A capo della Lega di Delo, che riuniva le città greche delle coste intorno al Mar Egeo ; da Megara in Attica a Calcide ed Eretria sull’isola Eubea, da Abdera a Bisanzio a nord dell’Egeo fino a Rodi passando per Mitilene e Mileto sulla costa ionica dell’Asia.
Dopo le guerre persiane Atene era una ricca e potente democrazia; sotto la guida di Pericle la città impose la propria supremazia economica e politica sulle principali città della Grecia e divenne la più importante tra le città greche dell'Egeo riunite nella Lega di Delo. Nel 454 il tesoro della Lega era stato trasferito dall'isola, dove era custodito nel tempio del dio Apollo, ad Atene.  
Questa politica imperialista suscitò l’ostilità dell’altra più importante città della Grecia Sparta.
Tucidide, lo storico ateniese, contemporaneo dei fatti, scrive "La guerra del Peloponneso" e spiega così la causa della guerra "una sola è la causa più vera : l’eccessivo potere di Atene e la paura che esso suscitava".
Nel 431 Pericle fece approvare un decreto che escludeva Megara, città alleata di Sparta, dai porti e dai mercati della lega di Delo, causandole un grave danno economico.
Alla richiesta spartana di ritirare il decreto Atene rispose con un rifiuto. Questo provocò l’aggressione di Sparta in Attica. La popolazione dell’Attica venne trasferita all'interno delle mura di Atene. Pericle voleva evitare lo scontro sul campo di battaglia con l’esercito spartano e pensava di poter resistere nella città approvvigionandosi via mare. Ma nel 430 scoppiò una terribile epidemia di peste, moltissimi ateniesi morirono, tra questi anche Pericle nel 429 a.C..
Negli anni successivi la guerra continuò senza che nessuna delle due parti avesse la meglio. Ogni estate l’esercito spartano saccheggiava la campagna attica, mentre Atene conservava il dominio sul mare infliggendo al nemico pesanti sconfitte, come quella inflitta a Sparta a Sfacteria, isola di fronte alla costa messenica del Peloponneso nel 425. Finalmente  il partito della pace prevalse in entrambi gli schieramenti e nel 421 venne firmata la pace di Nicia, dal nome del politico ateniese che la stipulò.
La pace durò pochi anni. Nel 415 Atene attaccò la piccola isola di Melo, che non aveva accettato l’ultimatum degli ateniesi di schierarsi dalla loro parte. Tutti gli abitanti di sesso maschile vennero uccisi, le donne e i bambini vennero fatti schiavi.
Il fatto fece molto clamore nel mondo greco; Tucidide riporta il discorso tenutosi tra i Meli e gli Ateniesi prima dell'attacco ateniese.
Ai Melii che chiedono di essere rispettati e ritengono di essere protetti dagli dei, gli Ateniesi rispondono che l’unica legge, rispettata dagli dei e dagli uomini, è quella del più forte, e che questa legge sarebbe quella dei Melii stessi se essi fossero forti quanto gli Ateniesi.
Ateniesi " noi siamo qui per avvantaggiare il nostro impero e per salvare la vostra città, siamo intenzionati a comandarvi senza affrontare fatiche e a salvarvi con utilità per entrambi.
Melii "E come può derivare dell’utile a noi dall’essere vostri schiavi, come a voi dal
comandarci?"
ateniesi "Perché a voi toccherebbe obbedire invece di subire la sorte più atroce, mentre noi se non vi distruggessimo ci guadagneremmo."
Melii "E che noi restando in pace fossimo amici invece che nemici, mantenendo la nostra neutralità, non l’accettereste?"
Ateniesi "No, perché la vostra ostilità non ci danneggia tanto quanto la vostra amicizia, manifesto esempio per i sudditi della nostra debolezza, mentre l’odio lo è della nostra potenza."
Melii "Pure, noi confidiamo di non essere in stato di inferiorità per quanto riguarda la sorte che ci manderà la divinità, giacché noi, pii, ci opponiamo a persone ingiuste (...)."
Ateniesi "Per quanto riguarda la pietà dei sentimenti verso la divinità, neppur noi crediamo di restare indietro, (...). Noi crediamo infatti che per legge di natura chi è più forte comandi: che questo lo faccia la divinità lo crediamo per convinzione, che lo facciano gli uomini, lo crediamo perché è evidente. E ci serviamo di questa legge senza averla istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo ricevuta già esistente e la lasceremo valida per tutta l’eternità, certi che voi e altri vi sareste comportati nello stesso modo se vi foste trovati padroni della nostra stessa potenza."

Nello stesso anno Atene si era impegnata ad affiancare la città di Segesta nella guerra contro Siracusa, alleata di Sparta. Una spedizione ateniese partì alla volta della Sicilia guidata da Alcibiade, Nicia e Lamaco. La guerra in Sicilia si rivelò fatale per Atene, dopo due anni di assedio e scontri, gli ateniesi vennero sconfitti dalla flotta di Siracusa, i soldati ateniesi vennero catturati e condotti prigionieri nelle cave di pietra a Siracusa le Latomie, dove furono costretti ai lavori forzati.
La sconfitta in Sicilia segnò il declino della potenza ateniese.
ERME MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI ATENE
Pochi giorni prima della spedizione contro la città siciliana in Atene le statue del dio Ermes, le Erme, che sorgevano come portafortuna lungo le strade e agli incroci, vennero mutilate. Alcibiade venne accusato dell’empio gesto, egli comprese che i suoi avversari politici avevano intenzione di processarlo e condannarlo e preferì abbandonare l’esercito e rifugiarsi presso alcuni amici spartani, in questo modo l’esercito ateniese perse il suo migliore generale mentre i nemici acquistarono un prezioso consigliere. Questo fatto contribuì all’indebolimento di Atene e alla sua sconfitta.
Sparta deteneva ora il potere militare su Atene, ebbe inizio l’ultima fase della guerra nota come guerra deceleica, dal nome della località nell’Attica, Decelea, dove Sparta aveva costruito una fortificazione militare dalla quale teneva sotto assedio Atene e i suoi traffici.
Gli Ateniesi erano ormai deboli, numerose città della lega delica abbandonarono la città e i Persiani si schierarono dalla parte degli spartani con la speranza di riprendere possesso dei territori delle città greche ioniche che gli erano stati sottratti.
Tuttavia il demos ateniese non si rassegnò alla sconfitta e fece costruire una nuova flotta per continuare a resistere.
Nel 411 un gruppo di ateniesi contrari alla continuazione della guerra prese il potere, la democrazia venne abolita e il governo della città venne affidato a un consiglio di Quattrocento cittadini.
La pace non venne stipulata, ad Atene era tornato Alcibiade che aveva ristabilito un governo democratico e la guerra continuò.
Atene vinse una prima battaglia navale nel 406 presso le isole Arginuse, vicine all’isola di Lesbo, ma l’anno successivo, 405, la flotta ateniese fu distrutta a Egospotami, sullo stretto dei Dardanelli, e la città fu costretta ad arrendersi nel 404 a.C..
I Tebani e i Corinzi avrebbero voluto distruggere Atene, ma gli Spartani si opposero.
Ad Atene vennero imposte condizioni di pace molto dure : la distruzione delle Lunghe Mura, che collegavano la città al porto del Pireo, la rinuncia alla flotta navale, l’abolizione della costituzione democratica e l’accettazione della supremazia di Sparta. La guerra del Peloponneso era finita con la sconfitta di Atene.

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