28 ottobre 2013

Plauto il re delle risate

Tito Maccio Plauto è nato a Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C. ed è morto a Roma nel 184 a.C.

Vissuto tra il 3° e il 2° secolo a.C., il commediografo Plauto è uno dei primi e più importanti autori della letteratura latina. Egli prese a modello le opere di autori greci, adattandole però al diverso carattere del pubblico romano e creando una comicità travolgente, vivace e fantasiosa che ha ispirato anche molti scrittori moderni.

Plauto iniziò la sua carriera a Roma come attore, ma incominciò a scrivere commedie ed ebbe molto successo tra il pubblico romano.

Plauto prese spunto dagli autori della commedia nuova, sviluppatasi in Grecia nel terzo secolo a.C., e scrisse palliate (commedie che si svolgono in Grecia) e togate (commedie che si svolgono a Roma). Si ispira anche al genere comico dell’atellana, un tipo di commedia farsesca molto diffusa nell’Italia meridionale, basata su una trama piena di equivoci, incidenti, litigi e battute volgari. Il nome stesso di Plauto, Maccio, deriva probabilmente da Macco, uno dei personaggi ricorrenti nell’atellana visto che uno dei dati incerti della vita di Plauto è proprio il nome.

Nelle commedie plautine si presentano spesso caratteristiche ricorrenti. Ci sono personaggi come il giovane innamorato, il padre severo, a volte sposato con una matrona litigiosa; la prostituta avida, il soldato fanfarone, lo schiavo astuto e quello sciocco, il lenone (intermediario di incontri) e la mezzana, avidi sfruttatori della prostituzione, il parassita ingordo; il cuoco orgoglioso e altri ancora. La trama spesso parla di un giovane ragazzo che si innamora di una ragazza (a volte una prostituta) e deve combattere contro la volontà del padre, o del padrone, che è contrario al loro matrimonio. Alla fine riesce ad ingannarlo con l'aiuto di un suo schiavo e sposa l'amata.

Nonostante Plauto prenda come esempio la commedia greca, inserisce nuovi elementi e contribuisce così allo sviluppo della commedia. Per esempio nelle sue commedie lo schiavo ha un importante ruolo visto che aiuta il suo padrone a superare gli ostacoli. Con le sue battute e i suoi inganni vivacizza la commedia e diverte il pubblico. Con il fine di suscitare risate tra il pubblico, Plauto usa un linguaggio molto fantasioso e pieno di doppi sensi. Questo lo distingue molto dagli altri commediografi.

Plauto aveva un così grande successo che circolavano centotrenta commedie sotto il suo nome, di queste probabilmente ventuno sono autentiche. Nonostante nell'antichità le sue opere erano molto apprezzate, nel Medioevo erano quasi sconosciute. Ma a partire dal Rinascimento fino ad oggi furono molto apprezzate ed ispirarono drammaturghi come Shakespeare. 
Tra le commedie più importanti da lui composte, ancora oggi rappresentate, si ricordano Anfitrione, La commedia degli asini, L'Aulularia, Il soldato fanfarone e Pseudolo.
L'Aulularia (o anche Commedia della pentola) parla di Euclione che trova una pentola piena d'oro lasciatagli da un'antenato e che ne diventa geloso possessore. Tiene nascosta la pentola e vive nella continua ansia che gli venga rubata. Megadoro, vicino di casa di Euclione, visto che si trova già in età avanzata e non ha ancora moglie, decide di sposare la figlia di Euclione, Fedra. Dopo alcune perplessità Euclione acconsente e dice che le nozze devono essere celebrate subito. Euclione al pensiero che uno degl'invitati possa rubargli la pentola si spaventa e la va a nascondere nel tempio della Bona Fides. Strobilo, schiavo di Liconide, nipote di Megadoro, spia Euclione e quando lascia il tempio fa per rubare la pentola ma viene scoperto dal sospettoso Euclione. Quest'ultimo scaccia lo schiavo e nasconde la pentola nel bosco Silvano ma Strobilo lo segue e infine riesce a rubare la pentola. Intanto Liconide, che aveva messo incinta Fedra nove mesi prima e se n'era innamorato, confessa la sua colpa e dichiara il suo amore per Fedra a Euclione e gli chiede di sposarla.
Qui il manoscritto si interrompe, ma dai frammenti si può indovinare la fine: Strobilo è affrancato e Liconide sposa Fedra, a cui Megadoro ha rinunziato. La pentola è la dote di Fedra e finalmente Euclione può vivere senza l'angoscia di essere derubato.


Scena di una commedia di Plauto (Aulularia)


Post fatto da:
Federica Amico e Miriam Unland

Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tito_Maccio_Plauto 
Concetto Marchesi,"Storia della letteratura latina", Principato Editore, 1982, pp.57-58

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