Evoluzione
della disciplina. La geografia è la scienza dello spazio e si
occupa del suo utilizzo da parte dell’uomo. Il termine sembra
essere stato coniato da Eratostene 2200 anni fa. I geografi del mondo antico idearono
meridiani e paralleli, esaminarono le correlazioni tra clima e
latitudine, descrissero terre e mari conosciuti, studiarono le cause
di alcuni mutamenti morfologici dell’ambiente e persino alcuni
aspetti di geografia umana. Strabone, ad esempio, diffidava
dell’assunto secondo il quale il comportamento umano è determinato
dall’ambiente fisico, ritenendo che l’uomo fosse piuttosto un
elemento attivo nel rapporto con l’ambiente. Anche i cinesi, in
modo indipendente, giunsero ad analoghi progressi nella conoscenza
geografica. Nel Medioevo la Geografia fu oggetto di studio da parte
degli arabi, che conservarono molte delle opere greco-romane. Nei
tempi moderni la Geografia si è giovata del rapido sviluppo delle
scienze naturali ed umane, del sempre più ampio utilizzo di
censimenti e rilevazioni statistiche, ed infine delle rilevazioni
satellitari.
La
geografia umana.
Si
occupa del rapporto fra esseri umani e spazio e dei paesaggi
antropici (relativi all’uomo) che emergono da tale rapporto. I suoi
modelli e le sue analisi ci fanno conoscere la crescente complessità
delle interazioni umane nello spazio e delle conseguenti
problematiche, cercando di indicare le possibili soluzioni.
Nozioni
di base
Concetto
di spazio. Per il geografo lo spazio, inteso in senso assoluto,
è quell’area geografica, misurabile e dai confini determinabili.
Inteso in senso relativo, è un prodotto sociale, mutevole nel
tempo in funzione della mutazione delle attività che in esso si
svolgono e delle loro interrelazioni.
Diverso
è il concetto di luogo, che è comunemente inteso come
sinonimo di ubicazione
(posizione su una mappa), ma che per il geografo fa
riferimento agli attributi e al senso che ogni essere umano associa
ad una certa ubicazione.
Il
luogo ha un’ubicazione, una direzione ed una distanza in relazione
ad altri luoghi, una dimensione, una struttura fisica, un contenuto
culturale, con caratteristiche variabili nel tempo ed in correlazione
con quelle di altri luoghi. I luoghi, inoltre, possono essere
raggruppati in unità definibili regioni, in base ai loro tratti
comuni e distintivi.
Per
valutare lo spazio che ci circonda, utilizziamo i concetti di
ubicazione, direzione e distanza.
L’ubicazione
può essere assoluta, se identifica un luogo in base ad un
sistema preciso e riconosciuto di coordinate. È relativa
quando la posizione è valutata in rapporto a quella di altri luoghi,
importanti anche per una valutazione economica dell’ubicazione
stessa. I geografi distinguono pure tra sito e situazione
di un luogo. Il sito è un concetto di ubicazione assoluta, ma
è più comprensivo di una ubicazione matematica in quanto suggerisce
qualcosa sulle caratteristiche del luogo. La situazione si
riferisce alle relazioni del luogo con altri luoghi: è perciò un
concetto di ubicazione relativa.
La
direzione può essere assoluta o relativa. La direzione
assoluta si basa sui punti cardinali, la direzione relativa
è invece relazionale e varia a seconda della prospettiva: l’Asia
orientale è per noi Estremo Oriente, ma il termine è utilizzato
anche negli USA occidentali (che sono in buona misura un’estensione
della nostra civiltà), da dove invece l’Asia orientale è più
facilmente raggiungibile procedendo verso ovest.
La
distanza. Anche essa può essere considerata in senso assoluto,
se si riferisce ad una misurazione secondo unità standard (es.:
chilometri), o relativo, se è misurata mediante unità meno
oggettive ma più significative per l’individuo (es.: distanza in
termini di tempo occorrente per coprirla con un certo mezzo di
trasporto, o in termini di costo, o di rischio). La valutazione della
distanza relativa è connessa anche ad elementi psicologici e
pertanto uno stesso percorso può dar luogo a valutazioni diverse a
seconda dell’individuo e del momento (giorno o notte, estate o
inverno, percorso esplorativo o abituale).
Spazio
e Luogo
Lo
spazio si pensa, i luoghi si abitano. Lo spazio si attraversa, nei
luoghi si sosta. Lo spazio è l'astratto, il luogo il concreto.
Tuttavia, il luogo non è solo uno spazio determinato, particolare,
definito da coordinate precise. Il luogo è qualcosa che ha a che
fare con la memoria, con le emozioni e con il desiderio. Come la
città calviniana di Ersilia, i luoghi sono una trama intessuta di
rapporti. I luoghi stanno alla storia vissuta, come lo spazio sta al
tempo cronometrato. Perciò, mentre i luoghi si riconoscono - si
odiano e si amano -, gli spazi semplicemente si misurano. Ne consegue
che i luoghi siano, in prevalenza, figure della differenza e della
qualità, gli spazi dell'uniformità e della quantità. Nel luogo
domina il significato originario del raccogliere e del riunire, nello
spazio quello dell'intervallo e, quindi, della separazione, del
confine e del conflitto. Ma se anche, per legge, posso farti spazio o
negartelo, è solo nel luogo che ti posso accogliere. E' solo qui,
dunque, che l'ospitalità può aver luogo.
(Andrea
Tagliapietra Lo spazio e il luogo. La memoria ospitale)
Il
non - luogo
Per
il filosofo Marc Augé, la “surmodernità” è inscritta in un
panorama globalizzato dominato dai “non-luoghi empirici”, che si
definiscono in base al loro fine di “trasporto, transito,
commercio, tempo libero”. I non-luoghi sono luoghi effimeri e
fluttuanti di passaggio, “spazi di circolazione, di consumo, di
comunicazione”1 attraverso cui transita la collettività
nell’attualità di un progressivo “restringimento planetario e di
un’accelerazione della storia”. Sono aeroporti, stazioni,
metropolitane, iper-mercati, centri commerciali, fast-food,
autostrade. Il non-luogo si definisce per contrasto rispetto al
“luogo antropologico”, “in cui sono inscritti il legame sociale
e la storia collettiva”. Il luogo è “identitario, relazionale e
storico”, si fonda sull’interazione reciproca tra urbs e civitas.
Il luogo è SPAZIO+IDENTITA’. Viceversa, il non-luogo è uno SPAZIO
senza IDENTITA’, nel quale la civitas si è geneticamente
metamorfizzata nella civiltà omologante dei consumi.
La
metropoli contemporanea è il precipitato, la concrezione materiale
di non-luoghi, di grovigli di impianti infrastrutturali per il
trasporto, in cui regnano la dispersione, flussi energetici di masse,
una nuova forma di “contrattualità solitaria tra individuo e
spazi”, una scintillante “dappertuttità”, ossia l’eliminazione
della percezione tradizionale di altrove, tramutato in ovunque e nel
“riconoscimento planetario dell’anonimo” incarnato, per
esempio, da brand famosi.
“Koyaanisqatsi”(1982)
da “Self
Organized Criticality. Oltre il determinismo: la pianificazione dei
sistemi complessi. Città territorio ed economia nella Contemporaneità”
- corso ASTRE (Alta Scuola Roma Tre Università di Roma) del Prof. Paolo Desideri Titolo
tema: “Il concetto di spazio, di luogo e di non-luogo nella
metropoli contemporanea”
“Koyaanisqatsi”(1982)
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