28 ottobre 2013

La Dea Vesta

VESTA
Vesta era una delle Divinità dei Romani e Latini, a cui veniva associato il culto del focolare domestico e pubblico. Il nome della Dea viene spesso collegato a quello della divinità greca Estia (῾Εστία, Ƒεστία), ma la venerazione attribuitale risale probabilmente a popolazioni indigene molto antiche. Il suo culto privato, cioè quello praticato all'interno delle singole famiglie, non era molto diffuso, e fu presto superato da quello dei Penati, dei Lari e del Genio. Al contrario, il culto pubblico ebbe grande importanza e sviluppo: esso aveva luogo presso il focolare dello Stato, nella rotonda “aedes Vestae” (tempio di Vesta) del Foro, dove la Dea era venerata come “Vesta publica populi Romani”. Erano le vergini sacerdotesse Vestali che vegliavano sul tempio. Le loro cerimonie rituali erano molto antiche; le feste (Vestalia) duravano dal 7 al 15 giugno, culminando nel giorno 9. Come patrona del focolare dello Stato, Vesta era invocata in caso di pubbliche calamità e si attribuiva grande efficacia alle preghiere delle vestali. Augusto, nel 12 a.C., a seguito della sua nomina a Pontefice Massimo, fondò presso la sua abitazione, sul Palatino, un nuovo tempio di Vesta.
L’ordine delle vestali (Vestales o Virgines Vestales) era molto antico. Il loro numero originario è incerto: in età storica erano sei. Esse venivano scelte dal Pontefice Massimo all'interno di un gruppo di 20 bambine di età compresa fra i 6 e i 10 anni appartenenti a famiglie patrizie, ed erano tenute ad esercitare il loro sacerdozio per 30 anni. Le vestali godevano di onori e privilegi ignoti alle comuni donne romane: erano le uniche che potevano fare testamento, potevano testimoniare senza giuramento e avevano il diritto di chiedere la grazia per il condannato, a patto che quest’ultimo non fosse un loro conoscente. Veniva loro imposto di conservare la verginità per tutta la durata del loro sacerdozio. Nel periodo repubblicano le vestali facevano parte del collegio dei pontefici. Il Pontefice esercitava una forma di “patria potestas”, nella quale non interferivano di regola né il popolo né i magistrati. Il loro compito più importante era quello di non far spegnere il fuoco sacro della città. Nel caso questo si fosse estinto o la vestale avesse perso la verginità, quest'ultima poteva essere fatta seppellire viva dal pontefice. Il collegio delle vestali sopravvisse insieme al culto di Vesta fino alla fine del paganesimo.
Nell'arte romana Vesta appare in rilievi e statue, seduta in trono e velata. Dall'Atrium Vestae, area aperta situata presso il tempio di Vesta, provengono varie statue di vestali, rappresentate costantemente con tunica cinta e il capo adorno di vittae (nastri) e dell’infula (benda di lana bianca con cui si cingeva il capo dei sacerdoti, delle vestali e delle vittime sacrificali). Avevano i capelli intrecciati “crines” e il seno era coperto dal corto velo,“suffibulum”, che arrivava poco sotto le spalle, agganciato sul davanti.


Daddi Alessia - Rampazzo Silvia

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