28 ottobre 2013

Taranto, le origini

 Taranto fu fondata verso la metà dell'ottavo secolo a.C. da coloni spartani, provenienti da un ceto sociale basso: la loro migrazione infatti, fu causata da una serie di problematiche demografico-sociali. La colonia potè affermarsi solo dopo una lunga serie di battaglie: nel 473 a.C. i tarentini furono sconfitti dagli Iapigi e questa sconfitta provocò il progressivo allontanamento dalla monarchia e l'avvicinamento alla democrazia. Una volta ripresisi, i tarentini riuscirono a esercitare supremazia sulla vicina Metaponto e poi sulla Siritide, fondata da Pericle sulle rovine dell'antica Sibari. Durante il quarto secolo a.C. Taranto aderì alla Lega Italica, allo scopo di arginare delle popolazioni indigene come Messapi, Lucani e Bruzi. Le difese di Taranto però risultarono insufficienti e la città fu costretta a chiedere aiuto ad Archidamo di Sparta, Alessandro Di Epiro e del principe spartano Cleonimo. Nel frattempo l'intervento di Roma a sostegno dei Lucani e la rottura di diversi accordi causò la "guerra tarantina", che vide l'intervento a favore dei tarentini del re 
d'Epiro, Pirro. La guerra vide Taranto avere la peggio e finire sotto il controllo 
dell'alleanza romana. La città partecipò assieme a Roma alla prima guerra punica, ma nella seconda si alleò con il cartaginese Annibale (212 a.C.). Proprio a causa di 
quest'ultima alleanza, Taranto venne punita tre anni dopo da Fabio Massimo, che la riconquistò, la saccheggiò e sterminò o vendette come schiavi i suoi abitanti. Nel 125 a.C. diventò una colonia romana e il suo nome venne cambiato in Neptunia. Nel 90 a.C. venne eretta a  Municipium. In questo periodo Taranto si trasformò da una metropoli della Magna Grecia in una tipica città latina. 


Le colonne doriche di Taranto
                                               
 


Archeologia

L’acropoli della città antica sorgeva sulla penisoletta che chiude il porto. Di fronte all’estremità ovest dell’acropoli è stato rinvenuto un importante insediamento che conferma una massiccia presenza micenea nella zona. Dei monumenti dell’acropoli si riconoscono le tracce di due templi dorici. L’impianto urbano, fortemente condizionato dalla conformazione del luogo, doveva essere basato su un’arteria principale. Dalla metà del 6° sec. a.C. l’acropoli fu circondata da fortificazioni. Oltre all’agorà le fonti ricordano il mercato della carne e quello delle stoffe, gli impianti dei vasai (dei quali  sono state rinvenute le fornaci), officine per la lavorazione della pietra e dei metalli. Lungo la fascia costiera si trovavano le strutture portuali, con i relativi impianti artigianali e commerciali. Al 4° sec. si datano i resti di un tempio ionico, scoperti presso l’agorà. Lo splendore della città in questo periodo è documentato dai corredi più ricchi, comprendenti oreficerie, e dalla ripresa della costruzione di tombe a camera, caratterizzate da alcune decorazioni scultoree;  resti ritrovati, testimoniano la presenza di veri e propri rituali funerari: le sepolture venivano effettuate per inumazione (dal latino "in" e "humare", sotterrare), cioè seppellendo i defunti in posizione fetale , ma anche mediante cremazione, ossia bruciando i corpi dei defunti e conservandone le ceneri in un'urna. All'interno delle tombe veniva deposto il corredo funerario, solitamente legato alla vita quotidiana dell'individuo, pertanto le stesse venivano corredate con utensili, vivande e gioielli, nel tentativo di imitare la casa del defunto.
Un cenno a parte meritano le monete della zecca tarantina, la più attiva di tutta la Magna Grecia, che coniò soprattutto in argento ma spesso anche in oro. Le monete più belle e sfarzose risalgono all' età di Archita, ritenuto il periodo più fiorente di Taranto.

La tomba degli Atleti
   


     Miti e Leggende

 Il mito di Falanto

Sul lungomare del borgo antico della città, è presente un enorme tabellone ceramico, raffigurante la leggenda dell' impresa coloniale greca e la successiva nascita di Taranto. L'opera è ispirata alla leggenda dell'eroe spartano Falanto ed al responso dell'Oracolo di Delfi da lui interpellato, il quale sentenziò: «Quando vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città.». Falanto, vedendo piangere sua moglie Ethra (che vuol dire cielo sereno), ritenne che l'oracolo si fosse avverato e si accinse a fondare la sua città a cui diede il nome di Saturo, ancora esistente a pochi chilometri dalla città.

FONTI:



Elia Liotta                                                                                    Federico D'Ettorre



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