d'Epiro, Pirro. La guerra vide Taranto avere la peggio e finire sotto il controllo
dell'alleanza romana. La città partecipò assieme a Roma alla prima guerra punica, ma nella seconda si alleò con il cartaginese Annibale (212 a.C.). Proprio a causa di
quest'ultima alleanza, Taranto venne punita tre anni dopo da Fabio Massimo, che la riconquistò, la saccheggiò e sterminò o vendette come schiavi i suoi abitanti. Nel 125 a.C. diventò una colonia romana e il suo nome venne cambiato in Neptunia. Nel 90 a.C. venne eretta a Municipium. In questo periodo Taranto si trasformò da una metropoli della Magna Grecia in una tipica città latina.
Le colonne doriche di Taranto |
Archeologia
L’acropoli
della città antica sorgeva sulla penisoletta che chiude il porto. Di
fronte all’estremità ovest dell’acropoli è stato rinvenuto un
importante insediamento che conferma una massiccia presenza micenea
nella zona. Dei monumenti dell’acropoli si riconoscono le tracce di
due templi dorici. L’impianto urbano, fortemente condizionato dalla
conformazione del luogo, doveva essere basato su un’arteria
principale. Dalla metà del 6° sec. a.C. l’acropoli fu circondata
da fortificazioni. Oltre all’agorà le fonti ricordano il mercato
della carne e quello delle stoffe, gli impianti dei vasai (dei quali
sono state rinvenute le fornaci), officine per la lavorazione della
pietra e dei metalli. Lungo la fascia costiera si trovavano le
strutture portuali, con i relativi impianti artigianali e
commerciali. Al 4° sec. si datano i resti di un tempio ionico,
scoperti presso l’agorà. Lo splendore della città in questo
periodo è documentato dai corredi più ricchi, comprendenti
oreficerie, e dalla ripresa della costruzione di tombe a camera,
caratterizzate da alcune decorazioni scultoree;
resti
ritrovati, testimoniano la presenza di veri e propri rituali
funerari:
le
sepolture venivano
effettuate per inumazione (dal latino "in" e "humare", sotterrare),
cioè seppellendo i defunti in posizione fetale
,
ma anche mediante
cremazione, ossia bruciando i corpi
dei defunti e conservandone le ceneri in un'urna. All'interno delle
tombe veniva deposto il corredo funerario, solitamente legato
alla vita quotidiana dell'individuo, pertanto le stesse venivano
corredate con utensili, vivande e gioielli, nel tentativo di imitare
la casa del defunto.
Un
cenno a parte meritano le monete della zecca tarantina, la più
attiva di tutta la Magna Grecia, che coniò soprattutto in argento ma
spesso anche in oro. Le monete più belle e sfarzose risalgono all'
età di Archita, ritenuto il periodo più fiorente di Taranto.
La tomba degli Atleti |
Miti
e Leggende
Il
mito di Falanto
Sul
lungomare del borgo antico della città, è presente un enorme
tabellone ceramico, raffigurante la leggenda dell' impresa coloniale
greca e la successiva nascita di Taranto. L'opera è ispirata alla
leggenda dell'eroe spartano Falanto ed al responso dell'Oracolo di Delfi da lui interpellato, il quale sentenziò: «Quando
vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città.».
Falanto, vedendo piangere sua moglie Ethra (che vuol dire cielo
sereno), ritenne che l'oracolo si fosse avverato e si accinse a fondare
la sua città a cui diede il nome di Saturo, ancora esistente a pochi
chilometri dalla città.
FONTI:
Elia Liotta Federico D'Ettorre
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