«Il
buon storico somiglia all'orco della fiaba : là dove fiuta carne
umana, là sa che è la sua preda.
»
(Apologia
della storia)
Marc
Bloch nacque a Lione il 6 luglio 1886, studiò all’ Ecole
Normale Superieure
per poi proseguire gli studi a Berlino e a Lipsia. Durante la grande guerra fu
un ufficiale di fanteria e terminò il conflitto come capitano. Dopo
la guerra, più precisamente nel 1919, insegnò come professore di
storia medievale all’università di Strasburgo. Studiò soprattutto
il feudalesimo e sviluppò una ricerca sulla storia della mentalità
del Medioevo, che si concluse con la pubblicazione de “I Re
Taumaturghi” (Les
Rois Thaumaturges),
uno dei suoi più importanti libri.
In
quest'opera Bloch indaga le origini dei comportamenti collettivi
raccontando la storia dei re taumaturghi, che secondo la leggenda
avevano il potere divino di guarire la scrofola, malattia molto
diffusa nel Medioevo. I suoi studi erano per la maggior parte
centrati sulla storia della mentalità e quindi su quello che gli
uomini appartenenti a diverse classi sociali tendevano a pensare.
Nel 1929 fondò insieme al collega Lucien Febvre la rivista di studi storiografici “Annales
d’Histoire Economique et Sociale” . Nel 1936 insegnò storia economica all'università parigina Sorbonne.
Ma con l’inizio della seconda guerra mondiale abbandonò
l’insegnamento per far parte della Resistenza, dando il proprio
contributo come capitano addetto ai rifornimenti. Durante
l’occupazione della Francia da parte dei tedeschi venne
consegnato alla Gestapo, che lo tenne prigioniero per un breve
periodo e il 16 giugno 1944 lo fucilò. Marc Bloch ha lasciato
una grande influenza in campo storiografico anche grazie alla sua
opera incompleta intitolata “Apologia
della Storia o Mestiere di Storico”.
Apologia
significa “discorso scritto in difesa di sé, di altri o di una
dottrina di fede”. Bloch difende il mestiere dello storico e affronta i problemi legati alla sua
utilità.
Alla
domanda "a che serve la storia" Marc Bloch risponde
sostenendo che la storiografia analizza "il passato in funzione
del presente e il presente in funzione del passato". Infatti
scrive che lo storico è più di uno studioso dedito a ricerche del
passato che non hanno alcuna utilità nella
società
contemporanea,
egli recupera la "memoria
collettiva",
la quale diventa un punto di riflessione importante per ogni società,
che grazie a una migliore conoscenza del passato potrà meglio risolvere i
problemi del presente.
Egli
sostiene quindi che lo studio del nostro passato possa essere utile a
capire e a migliorare l’attualità, ed è convinto che sia più
importante ricostruire un contesto storico anziché conoscere alla
perfezione date, battaglie e protagonisti. Per fare ciò non si
limita a studiare soltanto la storiografia ma si serve anche di altre
discipline quali la sociologia, la psicologia e l'economia.
«Papà,
spiegami allora a cosa serve la storia". Così un giovinetto,
che mi è molto caro, interrogava, qualche anno fa, uno storico. Del
libro che si leggerà, vorrei poter dire che è la mia risposta
»
Post elaborato da Elisa Albericci e Alessia Accornero
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