08 novembre 2013

NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI (storia vera di Enaiatollah Akbari)

Il giorno 3 Ottobre 2013 in mare, dinnanzi Lampedusa, centinaia di migranti sono morti. Erano profughi e viaggiatori, che scappavano da molti Paesi. Avevano delle storie drammatiche e complicate alle spalle, che la letteratura ha provato a raccontare,come il famoso libro "Nel mare ci sono i coccodrilli" di Fabio Geda.
La storia racconta di Enaiatollah Akbari , un giovane afghano che vive nel tranquillo villaggio di campagna di Nava. Suo padre, autista, era morto in un incidente e aveva perso il carico: lui è il riscatto. La madre allora lo ha nascosto al padrone e ai talebani. Ma la situazione è troppo pericolosa, e per Enaiat iniziano le peregrinazioni. La madre riesce a portarlo in Pakistan, a Quetta, in un samavat, ovvero in una specie di hotel, e lo abbandona per salvarlo dai talebani. Però gli fa promettere tre cose prima di lasciarlo: di non usare mai le droghe e le armi, e di non rubare e truffare le persone altrui. In Pakistan Enaiat lavora al samavat dal padrone, kaka Rahim, dove pulisce,cucina e porta il pasto a un mercante; questi, lo fa diventare suo socio ed Enaiat si ritrova a vendere cianfrusaglie per strada. Poi, si fa un amico, Sufi, uno dei ragazzi che giocavano a calcio, che Enaiat amava osservare. Enaiat dorme in strada e la vita è molto dura: ha vari incidenti, viene picchiato, umiliato e sgridato.Infine decide di andare con Sufi in Iran, dove sembra si stia meglio. Rahim consiglia loro un trafficante di uomini, che li porta in camion, corrompendo la polizia, fino a Kerman, in Iran. Qui si ammala per una settimana, e una volta guarito viene portato con Sufi prima a Qom e poi a Esfahān.  In Iran i due amici vengono messi a lavorare in un cantiere edile, dove Enaiat si trova bene e fa diverse amicizie, ma Sufi no, e decide di trasferirsi a Qom, dove lavorerà e vivrà con degli altri ragazzi afghani. Intanto Enaiat e i suoi compagni si spostano in un altro cantiere a Baharestan; qui,un giorno, i poliziotti irrompono nel cantiere, fanno salire tutti su dei camion e li portano in una città di confine fra Afghanistan e Iran, di nome Herat. Qui però ci sono moltissimi trafficanti che attendono solo questi clandestini, ed Enaiat è di nuovo in Iran.Durante il tragitto ad un posto di blocco, viene fatto scendere dal camion ed è costretto a ritornare a Qom a piedi. Qui va a lavorare nella fabbrica di Sufi e conosce altri ragazzi afghani. Ma il destino è ancora avverso: altri poliziotti arrivano nella fabbrica e riportano tutti in Afghanistan. Sul posto di blocco i poliziotti tirano fuori i fucili e sparano, ma sia Enaiat che Sufi riescono a salvarsi e a tornare al cantiere. Enaiat e i suoi amici non ne possono più dell'Iran e decidono di andare in Turchia. Con i soldi di tutti si pagano il viaggio fino Tabriz e poi a Salmas. Da qui oltrepassano il confine montagnoso a piedi, nella neve, con altri settanta clandestini. Il viaggio è terribile e tortuoso, e dura 26 giorni. Ma alla fine arrivano in Turchia. Qui vengono stivati nel doppio fondo di un camion per tre giorni di viaggio fino ad Istanbul. Sono tre giorni infernali, stretti, al buio e con poca aria. Ma ad Istanbul Enaiat non trova lavoro e così decide di andare in Grecia con altri ragazzi. La traversata in gommone dura vari giorni in balia alle acque. Qui accade una discussione tra le varie parti: c'è chi dice che nel mare ci sono i coccodrilli, c'è chi dice di no. Enaiat è fra questi. Dopo remate, risse e bagni, i tre amici ed Enaiat arrivano a Mitilene. Qui,dopo un tentativo di taccheggio in un supermercato, viene stroncato dai poliziotti, ma Enaiat riesce a fuggire in campagna e viene accolto da una signora gentile che lo ospita, lo sfama e lo veste. Poi questa gli paga il traghetto fino ad Atene. Qui vive un po' di tempo, dormendo, come al solito, in strada, e racimolando un po' di soldi grazie ad alcuni lavori in nero per le Olimpiadi. Iniziati i giochi non c'era più lavoro e decide di andare a Corinto,così si imbarca nascondendosi in una scialuppa di salvataggio di una nave. Ma questa, invece di portarlo a Corinto come lui pensava, sbarca a Venezia. In Italia incontra un ragazzo molto gentile che gli offre ospitalità e lo fa andare a Roma, dove Enaiat spera di incontrare Payam, un suo conoscente di Nava. A Roma riesce a scoprire infine, che Payam è andato a vivere a Torino e riesce a contattarlo per telefono. Allora decide di raggiungerlo, e qui viene accolto dall'amico con una festa calorosa. Poi Payam lo affida alle cure di alcuni suoi amici, Marco e Danila, che lo ospitano in casa loro. Enaiat va a scuola, impara abbastanza bene l'italiano e alla fine ottiene il permesso di soggiorno come rifugiato politico. al termine della storia, chiede e riesce a telefonare a Nava, il suo paese di nascita e, nella telefonata, carica di silenzio e di lacrime, madre e figlio comprendono di essere riusciti a sopravvivere.
Ma perché rischiare la vita in questo modo? Come si vive in questi Paesi? Cosa c’è oltre la guerra? 
Fonti: "Nel mare ci sono i coccodrilli" di Fabio Geda 2010 editore: Baldini Castoldi Dalai; Wikipedia Enciclopedia Libera
Post realizzato da Victoria Brioschi e Anna Angarano Villa
         

Nessun commento:

Printfriendly