24 marzo 2014

RACCONTIAMO: LA PROSSIMA VITA, OMAR, SE NASCE PROFUGO, GLI CONVIENE NASCERE RAPACE


Alessia Accornero
Federica Amico
Selene Chiorlin
Michela Vernò


Abbiamo elaborato questo racconto prendendo spunto dal capitolo "Il falco e il bambino" tratto dal libro "La vita ti sia lieve" di Alessandra Ballerini.

Alessandra Ballerini è una nota avvocatessa che si occupa dei diritti umani e dell’immigrazione. Nella sua attività quotidiana si occupa anche di donne vittime di violenza, affidi di minori, tutela di emarginati e delle cosiddette fasce deboli. Inoltre collabora con numerose associazioni quali: Amnesty International e Terre des Hommes.
Queste sono le sue parole: “Ho visitato carceri e centri di accoglienza e detenzione, in Italia ma anche in Mozambico ed in Slovenia. Non sopporto le ingiustizie e non evito di espormi nel tentativo di combatterle. Conosco le difficoltà e la solitudine che si prova a stare dalla parte degli ultimi.”
E grazie al suo interesse per questi importanti temi ha deciso di scrivere: “La vita ti sia lieve”, storie di migranti e delle loro esperienze, pubblicato nel 2013 dalla casa editrice Melampo.

Il suo libro, "La vita ti sia lieve", è una raccolta di racconti riguardanti l'immigrazione e ciò che essa comporta. Ad esempio nella storia intitolata “Morire di Speranza” la scrittrice dice di aver partecipato ad una messa nella parrocchia di Sant'Egidio, una veglia di coloro che sono morti in mare cercando di arrivare in Italia, con la speranza di un futuro migliore. Inoltre riflette sul fatto che il nostro paese dovrebbe dare loro delle opportunità e non rispedirli nei luoghi da dove provengono, colpiti da guerre e violenze. Nel racconto “Chi ha mamma non trema” la protagonista è Princess, venuta in Italia dalla Nigeria per risparmiare denaro destinato alle sue tre figlie che cinque anni fa lasciò a Benin City. Una sera alcuni trafficanti di donne rapiscono la figlia maggiore e la portano in Grecia per farla prostituire. Così Princess, venuta a conoscenza del fatto, smuove mari e monti per salvarla, rischiando anche di venire accusata per falso e favoreggiamento. Ora madre e figlia si trovano in Italia e cercano di iniziare a vivere la vita che da sempre sognano. Questi brevi racconti descrivono le difficoltà che ogni giorno tante persone si trovano ad affrontare. In particolare ci ha colpite la storia di Omar (secondo capitolo del libro), che raccontiamo qui di seguito.


RACCONTIAMO: LA PROSSIMA VITA, OMAR, SE NASCE PROFUGO, GLI CONVIENE NASCERE RAPACE.

Omar è un bambino di 6 anni fuggito dalla Libia con la famiglia, composta dai suoi genitori, dai due fratelli e il suo Falco. Nonostante la sua tenera età  ha già visto la morte; infatti durante il suo viaggio diretto verso l'Italia il padre è stato accoltellato. Il gruppo familiare scappa dalla Libia a causa della guerra che da molto tempo irrompe sulla città natale del nostro protagonista. Omar e i suoi fratelli sono spaventati dal futuro; se fossero rimasti in Libia avrebbero dovuto affrontare molte difficoltà, mentre in Italia possono sperare di trovare quella stabilità economica e sociale che un paese in guerra come il loro non avrebbe potuto offrire.
Viaggiano su una piccola barca insieme ad altri adulti e bambini con la prua rivolta verso quella che credono sia la speranza, l'Italia. Le condizioni dell'imbarcazione sono pessime: non c'è abbastanza spazio per tutti, di acqua e cibo non c’è nemmeno traccia e i bambini sembrano perdere le forze con il passare dei giorni. Centinaia di minori abbandonati a loro stessi; dormono per terra nella sporcizia, non hanno acqua, sono senza coperte. Centinaia di minori con occhi adulti e sorrisi di bimbi. Sopravvissuti ai capricci del mare per scommessa, approdati in uno stato che vuole solo “braccia”, non certo uomini, né tanto meno bambini. Tra questi c'è Omar con lui il suo migliore amico, un falco appartenente a una specie protetta. Hanno navigato cinquanta ore prima di approdare sull'isola di Lampedusa, dove sono stati accolti in una struttura ( Clandestini, rifugiati [...]) che li ospiterà fino a che non otterranno la cittadinanza. Il falco, arrivato al centro profughi, viene accudito e curato in una stanza personale con cibo speciale, perché non abbia a patire nemmeno un attimo; Omar invece dorme con altri compagni per terra e la sua gamba è ustionata a causa dell'acqua troppo calda con cui è stato lavato. È un bambino e un profugo, e per questo dovrebbe appartenere anche lui ad una categoria protetta, godendo dei diritti di cui ogni bambino ha bisogno. Ma non è un rapace. Durante la sua “prigionia” Omar si aggira in cerca del suo amico, chiedendosi se anche lui sia volato via, abbandonandolo come tutti gli altri. Ha paura, paura di ammalarsi e di essere ferito in una delle molte rivolte che regolarmente scoppiano nel Centro. Stanotte il falco dormirà sogni tranquilli, forse un po' nostalgico del bimbo che l'ha allevato; Omar invece dovrà affrontare una notte difficile, combattendo contro il prurito per l'ustione e le urla degli altri “prigionieri” che come lui sperano di ricominciare a vivere per davvero. Se abbiamo il coraggio di togliere ai bambini diritti fondamentali, se riusciamo a ignorarli, ad abbandonarli a loro stessi in attesa che cedano, che scompaiano, siamo definitivamente usciti dalla civiltà.
“La prossima vita, Omar, se nasce profugo, gli conviene nascere rapace.”

A lui come ad altri bambini sono state scritte tante lettere da alcuni ragazzi che non accettano le loro condizioni e che combattono per la loro libertà: "Noi, e tanti altri con noi, continueremo a sperare di ascoltare i vostri racconti, non smetteremo mai di chiedere i vostri sorrisi, continueremo a cercare il vostro abbraccio e non finiremo mai di chiedere di farci incontrare... Non possiamo venire lì, ma di certo non smetteremo mai di aspettarvi qui!”. 

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