Alessia Accornero
Federica Amico
Selene Chiorlin
Michela Vernò
Negli ultimi anni la maggior parte dei Paesi europei ha adottato politiche restrittive rispetto all'ingresso degli stranieri, aumentando la richiesta dei requisiti necessari all'ingresso e intensificando i controlli alle frontiere. A causa di queste limitazioni molti migranti si trovano in una situazione di irregolarità nei paesi in cui emigrano. Infatti lo straniero deve avere un visto che autorizza l'ingresso e che deve essere applicato sul passaporto o su un altro documento di viaggio. L'ingresso degli stranieri in Italia non è uguale per tutti. Infatti l'ingresso degli stranieri provenienti dai paesi dell'Unione Europea è regolato dagli accordi di Schengen che hanno reso possibile la creazione di uno spazio comune di libera circolazione tra gli Stati aderenti ed eliminato i controlli alle frontiere. Lo straniero titolare di permesso di soggiorno, in questo caso, è esente da visto per soggiorno non superiore a tre mesi. Mentre per entrare in Italia da un paese che non fa parte dell'Unione Europea, lo straniero deve possedere un visto che autorizza l’ingresso e che deve essere applicato sul passaporto o su un altro documento di viaggio.
Federica Amico
Selene Chiorlin
Michela Vernò
Negli ultimi anni la maggior parte dei Paesi europei ha adottato politiche restrittive rispetto all'ingresso degli stranieri, aumentando la richiesta dei requisiti necessari all'ingresso e intensificando i controlli alle frontiere. A causa di queste limitazioni molti migranti si trovano in una situazione di irregolarità nei paesi in cui emigrano. Infatti lo straniero deve avere un visto che autorizza l'ingresso e che deve essere applicato sul passaporto o su un altro documento di viaggio. L'ingresso degli stranieri in Italia non è uguale per tutti. Infatti l'ingresso degli stranieri provenienti dai paesi dell'Unione Europea è regolato dagli accordi di Schengen che hanno reso possibile la creazione di uno spazio comune di libera circolazione tra gli Stati aderenti ed eliminato i controlli alle frontiere. Lo straniero titolare di permesso di soggiorno, in questo caso, è esente da visto per soggiorno non superiore a tre mesi. Mentre per entrare in Italia da un paese che non fa parte dell'Unione Europea, lo straniero deve possedere un visto che autorizza l’ingresso e che deve essere applicato sul passaporto o su un altro documento di viaggio.
Lo straniero
che entra legalmente in Italia, entro otto giorni lavorativi, dovrà richiedere
il permesso di soggiorno. Si definiscono "clandestini", termine
erroneamente utilizzato sia dal punto di vista giuridico sia da quello sociale,
coloro che entrano in un paese straniero senza regolare visto di ingresso. La
maggior parte della popolazione infatti accosta al termine clandestino la definizione
di criminale da respingere e rifiutare e, in effetti, i clandestini secondo la
normativa vigente, devono essere respinti alla frontiera o espulsi. Non possono
però essere espulsi immediatamente se:
- occorre
prestare loro soccorso
- occorre compiere accertamenti sulla loro identità o
nazionalità
- occorre preparare i documenti per il viaggio
- non è disponibile un mezzo di trasporto idoneo
- devono essere trattenuti, previo provvedimento del
questore convalidato dal magistrato, presso appositi centri di permanenza
temporanea e assistenza (art.14 del Testo Unico n. 286/98) per il tempo
strettamente necessario per la loro identificazione ed espulsione
Si definiscono "rifugiati" coloro “che temendo di essere perseguitati per
motivi di razza, religione, nazionalità o per le loro opinioni politiche, si
trovano fuori dal paese di cui sono cittadini non possono o non vogliono avvalersi della
protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi
fuori del Paese in cui avevano residenza abituale a seguito di tali avvenimenti,
non possono o non vogliono tornarvi" [Articolo 1A della Convenzione di Ginevra
del 1951 relativa allo status dei rifugiati]. Inoltre i rifugiati sono
riconosciuti tali dai governi che hanno firmato accordi sul loro status
giuridico con le Nazioni Unite, o dall’UNHCR stesso secondo la definizione
contenuta nello statuto dell’Alto Commissariato. Secondo la definizione data dal Ministero dell'Interno sono irregolari gli stranieri che hanno perso i requisiti necessari per la permanenza sul territorio nazionale, di cui erano in possesso all'arrivo in Italia.
Ci sono poi i richiedenti asilo: di questa categoria
fanno parte coloro che, lasciato il proprio paese d’origine e avendo inoltrato
una richiesta di asilo, sono ancora in attesa di una decisione da parte delle
autorità del paese ospitante riguardo al riconoscimento dello status di
rifugiato.
Infine si distinguono gli sfollati:
categoria di persone
costrette ad abbandonare le proprie case per gli stessi motivi dei rifugiati ma
che a differenza di questi non hanno attraversato un confine internazionale.
In Italia le strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari,
secondo quanto deciso dal ministero dell'Interno, sono distinguibili in tre
tipologie: Centri di accoglienza (Cda), Centri di accoglienza per richiedenti
asilo (Cara) e Centri di identificazione ed espulsione (Cie).
- I Centri di accoglienza (Cda, noti anche come Cpa, Centro
prima accoglienza o Cspa, Centro di soccorso e prima accoglienza) sono
strutture che garantiscono un primo soccorso agli stranieri irregolari sul
territorio nazionale. L'accoglienza nel centro è limitata al tempo
necessario per stabilire l'identità e la regolarità della loro permanenza
o per deciderne l'allontanamento. In Italia i centri attualmente
operativi, oltre a Lampedusa (Agrigento) con 804 posti, Elmas
(Cagliari) 200 posti e Pantelleria (Trapani) 25 posti, sono Bari Palese,
Restinco (Brindisi), Caltanissetta, Contrada Pian del Lago, Crotone,
località Sant'Anna, Foggia, Borgo Mezzanone, Gradisca d'Isonzo (Gorizia),
Cassibile (Siracusa).
- I Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) sono
strutture nelle quali vengono ospitati per un periodo tra i 20 e i 35
giorni gli stranieri richiedenti asilo senza documenti di riconoscimento o
che si sono sottratti al controllo di frontiera, per consentirne
l'identificazione o attribuire loro lo status di rifugiato. I centri
attualmente operativi sono a Caltanissetta, Contrada Pian del Lago,
Crotone, località Sant'Anna, Foggia, Borgo Mezzanone, Gradisca d'Isone,
Milano, via Corelli, Trapani, Salina Grande.
- I Centri di identificazione ed espulsione (Cie) possono
essere considerati gli ex Centri di permanenza temporanea (Cpt) e
assistenza, cioè strutture destinate al soggiorno degli stranieri
extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione. Tali centri si
impegnano ad evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul
territorio e a provvedere all'espulsione di questi ultimi. In questi
centri il termine massimo di permanenza degli stranieri è di 60 giorni
complessivi.I centri operativi in Italia sono dieci: Bari - Palese,
Bologna, Caserma Chiarini , Caltanissetta, Contrada Pian del Lago,
Catanzaro, Lamezia Terme, Gorizia, Gradisca d'Isonzo, Milano, Modena,
Località Sant'Anna, Roma, Torino e infine Trapani.
Nella maggior parte dei casi però questi centri
presentano diversi problemi. Infatti, dal rapporto
del Jrs-Europea (Jesuit Refugee Service) risulta che la
“prigionia” nei centri di accoglienza viene applicata spesso in maniera
indiscriminata in tutti gli stati membri dell’Unione Europea esaminati.
Il rapporto del Jrs ha messo in luce il fatto che dei 685 richiedenti asilo o immigrati irregolari intervistati, una netta maggioranza ha subito effetti negativi sulla propria salute psicofisica in seguito al periodo di detenzione. Gli Individui sono spesso rinchiusi in spazi sovraffollati, in cui non viene tenuto conto delle differenze di nazionalità, lingua o cultura. A ciò si somma la mancanza di informazioni chiare sulla propria condizione e sui tempi di permanenza nei centri, la perdita dei contatti col mondo esterno e la mancanza di libertà di movimento, che generano stress, depressione, insonnia e diminuzione dell’appetito.
Il rapporto del Jrs ha messo in luce il fatto che dei 685 richiedenti asilo o immigrati irregolari intervistati, una netta maggioranza ha subito effetti negativi sulla propria salute psicofisica in seguito al periodo di detenzione. Gli Individui sono spesso rinchiusi in spazi sovraffollati, in cui non viene tenuto conto delle differenze di nazionalità, lingua o cultura. A ciò si somma la mancanza di informazioni chiare sulla propria condizione e sui tempi di permanenza nei centri, la perdita dei contatti col mondo esterno e la mancanza di libertà di movimento, che generano stress, depressione, insonnia e diminuzione dell’appetito.
Come evidenzia la ricerca Devas: “una misura
amministrativa, di per sé, non dovrebbe portare ripercussioni personali così
negative. [...] Le conseguenze della detenzione e i suoi effetti nocivi sulle
singole persone sono sproporzionati rispetto alla loro condizione, sia perché
questi soggetti non hanno commesso alcun reato, sia perché esistono delle alternative
praticabili”.
Nei casi in cui la detenzione non possa essere
evitata, questa ricerca suggerisce almeno di ridurla al minor tempo possibile,
garantendo i diritti basilari che una persona in quella condizione dovrebbe
avere. Il fatto
quotidiano link-fonte
Questo post
è stato elaborato prendendo informazioni dal sito internet del Ministero
dell'Interno: Ministero
dell'Interno link-fonte
European Migration Network questo link, la Rete Europea sulle Migrazioni, è una rete sovvenzionata dall'Unione Europea ed istituita allo scopo di fornire informazioni aggiornate, oggettive, affidabili e comparabili in materia di immigrazione e asilo alle Istituzioni dell'Unione Europea, nonché alle autorità e alle istituzioni degli Stati membri dell'Unione europea, nell'intento di sostenere l'iter decisionale in questi settori. Inoltre in questo sito internet è possibile trovare un glossario che vi permetterà di trovare il significato di numerose parole e i suoi sinonimi, in tutte le lingue, legate al campo dell'immigrazione.
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