26 marzo 2014

RACCONTIAMO: IL LUNGO VIAGGIO DI KEITA


Post di Elisa Albericci e Linda Rimoldi


Keita è un ragazzo eritreo che vive solo con lo zio Abayomi, poiché i suoi genitori sono rimasti vittime dello scontro tra Etiopia ed Eritrea, avvenuto nella città natale di Badme. Quello scontro, scoppiato quando egli era molto piccolo (1998-2000), causò infatti la morte di migliaia di persone. Keita riuscì a salvarsi insieme allo zio.
Keita è giovane, ha infatti solo 18 anni. Ha però uno scopo nella vita: fuggire dal suo paese, raggiungendo così l'obiettivo dei suoi genitori. Essi infatti gli hanno sempre detto che il loro desiderio era andare in Europa per non continuare a fare miseria nel loro paese. Keita ha sempre desiderato viaggiare e vedere posti nuovi e l'idea di andarsene lo ha sempre allettato. Diventato grande egli capì che il momento di partire era arrivato. Tuttavia si sentiva un po' in colpa : non voleva lasciare il suo vecchio zio, poiché lo aveva cresciuto come se fosse un padre. Ma Abayomi gli disse : “Figliolo, io sono vecchio e non ho le forze per affrontare un viaggio così lungo e pieno di pericoli. Tu hai una vita davanti, mentre la mia si sta concludendo, e voglio che finisca qui, nel posto in cui sono nato. Starò bene, non preoccuparti. Vai e rendimi fiero. Questo è quello che i tuoi genitori avrebbero voluto che tu facessi!”
Ma il problema non era solo il vecchio zio. Egli sapeva che avrebbe dovuto attraversare buona parte dell'Africa poiché l' Europa era molto molto lontana. Avrebbe dovuto dapprima trovare un lavoro così da racimolare una certa somma che gli avrebbe consentito di intraprendere il viaggio.
Lo zio però decise di dargli buona parte dei suoi risparmi così da finanziargli le spese. Un problema era quindi risolto, ma come avrebbe potuto arrivare in Italia?
Pensò che l'unica soluzione fosse andare nella capitale Asmara e laggiù chiedere a qualcuno come raggiungere l'Europa, dato che nel suo paese nessuno avrebbe potuto aiutarlo.
Una mattina presto si preparò per partire. Salutò lo zio e salì su un pullman diretto alla capitale eritrea. Arrivato lì iniziò ad avventurarsi per la città. Sentì un gruppo di commercianti che parlavano. Si avvicinò ad essi e chiese se sapessero come si arrivasse in Europa. Uno di loro rise e disse: "Tu sei matto! E' un viaggio lunghissimo. Dovresti attraversare a piedi il deserto per arrivare in Libia, andare sulla costa e salire su quelle imbarcazioni stracolme di persone che portano in Italia. Se vuoi, io posso portarti con il mio camion fino in Sudan. Laggiù ci sono molti altri furgoni che portano merci sul litorale africano. Chi lo sa, magari sei così fortunato che ne trovi uno che arriva fino in Libia.". Keita sorridendo chiese quanto volesse per il passaggio, visto che se avessero scoperto che era un clandestino la somma da pagare sarebbe stata alta. Ma il commerciante per niente preoccupato gli disse che 620 monete (nacfa eritreo) sarebbero bastate (circa 30 euro). Un'ora dopo Keita si trovava su un gigantesco camion diretto per la capitale del Sudan, Karthoum.
Il viaggio fu abbastanza lungo e Keita ebbe modo di pensare. Egli sognava la sua nuova vita. Avrebbe trovato un lavoro, una bella donna e avrebbero avuto figli insieme. Ed era sicuro che i suoi figli non avrebbero di certo patito ciò che aveva patito lui.
Arrivato in Sudan scese dal camion e il commerciante con cui aveva parlato gli cercò un altro passaggio. Per fortuna il "suo nuovo mezzo" andava da Karthoum a una città costiera della Libia, Derna. Peccato che il viaggio sarebbe durato circa due giorni, poiché il camion non andava direttamente in Libia, ma passava per alcune città del litorale africano. Durante questo secondo tragitto fantasticò ancora sulla sua vita futura. Dopotutto aveva solo 18 anni.
Arrivato a Derna salutò il secondo commerciante e cominciò a chiedere alle persone del posto se avessero idea di dove fossero quei grossi barconi diretti in Italia. Un vecchio anziano gli indicò la strada ma gli disse anch'egli che era un viaggio molto lungo e pericoloso. Poco prima di intraprendere il percorso che gli fu indicato sentì un giovane di venticinque anni che chiedeva come lui dove fossero i barconi. Keita si avvicinò e gli confidò che anche lui stava andando nella stessa direzione. Decisero quindi di andare insieme.
Poco dopo si ritrovarono in un posto appartato del porto della città. C'erano molte persone come loro intenzionate a emigrare in un posto migliore e l'Italia sembrava perfetta per le loro ambizioni. Tra quella folla riuscirono a trovare il proprietario di un barcone e gli chiesero quanto costasse il biglietto per quel lungo viaggio via mare. Il capitano si dimostrò ben disposto a farli salire, ma chiese una somma molto elevata. Erano 300 dinari libici (170 euro) a testa, tutti anticipati. Keita sapeva benissimo che era un prezzo folle, ma voleva partire, quindi si fidò del capitano e gli consegnò i soldi.
Quella stessa sera partirono. Il barcone su cui erano saliti però non era molto accogliente: c'era moltissima gente di tutte le età e trovare un posto per sedersi era quasi impossibile. Keita e l'altro ragazzo parlarono molto durante il viaggio. Quest'ultimo si chiamava Soki e proveniva dal Congo. Anche lui durante il tragitto aveva trovato parecchie difficoltà e ora sperava che tutto andasse per il meglio. Raccontarono uno all'altro la propria vita e le proprie ambizioni, e dato che non avevano moltissimi anni di differenza, notarono che i loro desideri non erano poi così diversi. Soki si addormentò dopo un bel po' e Keita rimase ancora qualche attimo a pensare: "Sarebbe andato tutto bene? Era quella la strada giusta per lui? Cosa gli avrebbe riservato il destino?". E con queste fantasie in mente si addormentò anche lui.

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