Mappa dell'indice di sviluppo umano
per gruppi (Report 2014, basato su dati 2013, pubblicato il 24
luglio 2014)
██ Molto
Alto
██ Alto
██ Medio
|
L'indice di sviluppo umano, meglio
conosciuto con l'acronimo ISU, è un indicatore di sviluppo
macroeconomico elaborato nel 1990 dall’economista pakistano Mahbub
ul Haq, utilizzato dall’ONU come misuratore della qualità della
vita dei paesi. L’ISU si affianca al PIL (Prodotto interno lordo) e
misura lo sviluppo umano superando la prospettiva della sola
crescita economica per definire il livello di sviluppo di singoli
paesi, regioni e città. L'ISU è la risultante di tre diversi
fattori: il PIL pro capite, l’alfabetizzazione e la speranza di
vita.
L’Isu è espresso con un numero in
millesimi da 0 a 1.
La metodologia per la costruzione dell’indice è cambiata più
volte nel corso degli anni. Fino al 2009 le nazioni venivano divise in fasce
in base al loro indice : indice sopra 0,900: paesi a molto alto
sviluppo umano, indice compreso tra 0,800 e 0,900:nazioni ad alto
sviluppo umano, indice compreso tra 0,799 e 0,500: nazioni a medio
sviluppo, indice compreso tra 0,499 e 0 : nazioni a basso sviluppo.
Dal 2010 i paesi sono suddivisi in quattro gruppi in base al quartile (in statistica valore utilizzato per dividere l’insieme in quattro sotto-insiemi successivi contenenti un ugual numero di dati) in cui rientrano:
Dal 2010 i paesi sono suddivisi in quattro gruppi in base al quartile (in statistica valore utilizzato per dividere l’insieme in quattro sotto-insiemi successivi contenenti un ugual numero di dati) in cui rientrano:
Primo 25% dei paesi: paesi a molto alto
sviluppo umano (0,944-0,808)
Dal 25% al 50% dei paesi: paesi ad alto
sviluppo umano (0,790-0,700)
Dal 50% al 75% dei paesi: paesi a medio
sviluppo umano (0,598-0,556)
Ultimo 25% dei paesi: paesi a basso
sviluppo umano (0,540-0,337)
L’Indice di sviluppo umano viene
elaborato ogni anno dal UNDP (United Nation Development Programme) e
pubblicato nel Human Development report .
Fin dall’inizio scopo
dell’elaborazione dell’indice e della sua pubblicazione è stato
quello di mettere al centro del dibattito politico ed economico sullo
sviluppo le persone , "People are the real wealth of a nation",
"le persone sono la vera ricchezza di un paese", ha scritto
Haq all’inizio del primo rapporto sullo sviluppo umano, aggiungendo
"il primo obiettivo dello sviluppo è di creare un ambiente in
grado di permettere alle persone di godere di una vita lunga, sana e
creativa."
Il concetto di sviluppo umano,
elaborato dall’UNDP al fine di superare l’idea di sviluppo
incentrato solo sulla crescita economica, riguarda ambiti
fondamentali della vita degli uomini e delle donne : il rispetto dei
diritti umani in particolare il diritto alla convivenza pacifica, i
servizi sanitari e sociali, l’educazione della popolazione, la
partecipazione democratica, l’equità delle opportunità di
sviluppo e d’inserimento nella vita sociale.
Nel 2011 sono stati analizzati 185 paesi che sono stati aggregati in quattro gruppi a differente livello di sviluppo umano: molto alto, alto, medio e basso. Ad un livello elevato si pongono i paesi scandinavi, quelli oceanici e in generale quelli europei: dal 2000 in poi la Norvegia è sempre risultata al primo posto, a eccezione del 2007, quando è stata scavalcata dall’Islanda, che però in conseguenza della crisi economica iniziata nel 2008, è scivolata oltre le prime dieci posizioni. Questa crisi ha ridimensionato in maniera significativa i valori dell’ISU mondiale rispetto agli anni precedenti. Tra le potenze economiche, gli USA si collocano al 4° posto, mentre la Cina, anche a causa dell’elevata consistenza della popolazione, nonostante l’impetuosa crescita non rientra nei primi cento. Il Giappone, che nei primi anni Novanta del XX sec.è stato al primo posto, è ancora il primo Paese asiatico, ma nel 2011 si posizionava soltanto 12°. L’Italia si è collocata a lungo nei primi venti paesi, ma nel 2011 è scivolata al 24° posto.
Nel 2011 sono stati analizzati 185 paesi che sono stati aggregati in quattro gruppi a differente livello di sviluppo umano: molto alto, alto, medio e basso. Ad un livello elevato si pongono i paesi scandinavi, quelli oceanici e in generale quelli europei: dal 2000 in poi la Norvegia è sempre risultata al primo posto, a eccezione del 2007, quando è stata scavalcata dall’Islanda, che però in conseguenza della crisi economica iniziata nel 2008, è scivolata oltre le prime dieci posizioni. Questa crisi ha ridimensionato in maniera significativa i valori dell’ISU mondiale rispetto agli anni precedenti. Tra le potenze economiche, gli USA si collocano al 4° posto, mentre la Cina, anche a causa dell’elevata consistenza della popolazione, nonostante l’impetuosa crescita non rientra nei primi cento. Il Giappone, che nei primi anni Novanta del XX sec.è stato al primo posto, è ancora il primo Paese asiatico, ma nel 2011 si posizionava soltanto 12°. L’Italia si è collocata a lungo nei primi venti paesi, ma nel 2011 è scivolata al 24° posto.
Rispetto alla graduatoria delineata con
il PIL non si rileva uno stravolgimento significativo: i paesi
dell’OCSE hanno i valori più elevati, mentre in quelli
dell'Africa sub sahariana si riscontrano quelli più bassi. Questo ha
indotto molti a considerare l’ISU superfluo rispetto al PIL. Un
altro elemento di criticità evidenziato dagli esperti è l’assenza
di riferimenti legati all'ecologia.
Negli ultimi rapporti dello sviluppo
umano è stato introdotto l’Indice di sviluppo umano aggiustato in
base all’ineguaglianza (IHDI Inequality-adjusted human development
index) che indica l’indice di sviluppo umano di una persona media
quando vi è ineguaglianza nella distribuzione di salute, educazione
e reddito. In uno stato di perfetta uguaglianza i due indici sono
pari, maggiore è la loro differenza maggiore è l’ineguaglianza in
un paese. L’IHDI è il reale indice di sviluppo umano prendendo in
considerazione l’ineguaglianza, mentre l’Indice di sviluppo umano
può essere considerato l’indice potenziale di sviluppo umano che
potrebbe essere raggiunto se non vi fosse ineguaglianza.
(fonti wiki en, treccani lessico del
XXI secolo)
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